L’assistenza sia dei bambini, sia degli adulti soffre di carenze di personale strutturali . Le raccomandazioni della Società italiana di cure palliative (SICP)
Un'indagine di Ruggiero CorcellaQuando si parla di cure palliative in Italia, non solo ci si trova di fronte a ostacoli di tipo culturale e di conoscenza ma la coperta è sempre drammaticamente corta. I dati sono eclatanti e spietati. Ogni anno tra le 450 e le 540 mila persone ne hanno bisogno nel loro ultimo periodo di vita; oltre un terzo di queste persone presentano bisogni di complessità elevata, che richiedono l’intervento di equipe specialistiche di cure palliative nei diversi luoghi di cura (casa, hospice, ospedale, strutture residenziali). È un numero consistente e che si prevede in crescita costante nei prossimi anni. Ma il personale sanitario (medici, infermieri e altre figure) che deve rispondere a questa domanda sempre in aumento continua ad essere largamente insufficiente.
La fotografia nelle cure palliative pediatriche
Lo ha certificato lo studio Palliped che, per la prima volta in Italia fotografa lo stato dell’arte delle Cure Palliative Pediatriche. A coordinarlo è stata la professoressa Franca Benini, responsabile del Centro Regionale Veneto di Terapia del dolore e Cure Palliative Pediatriche, Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino, Università di Padova). A impostarlo, strutturarlo e coordinarlo è stata la professoressa Franca Benini, responsabile del Centro Regionale Veneto di terapia del dolore e Cure Palliative Pediatriche, Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino, Università di Padova. La Fondazione Maruzza ETS, della quale la dottoressa Benini è direttore scientifico, ha sostenuto, finanziato e promosso il progetto.
«Su tutta l’attività di rete nazionale di cure palliative specialistiche italiane lavorano full time equivalent, poco più di 50 medici: davvero pochi – ci aveva spiegato la professoressa Benini – . Medici che dovrebbero gestire più di 10.500 bambini ad alta/altissima complessità quasi tutti a domicilio. Non è il bambino che ha l’influenza o l’appendicite o la tonsillite. Sono bambini che hanno bisogni complessi e che normalmente vivono, se dovessero essere in ospedale, in ambito critico. Quindi c’è un deficit importante di risorse dedicate, di personale ma, aggiungo, c’è un deficit anche importante di personale formato, perché questo è un altro grosso problema».
Il panorama delle cure palliative per gli adulti
La situazione non è certo migliore, sul fronte delle cure e dell’assistenza per gli adulti: al bisogno di cure palliative specialistiche a domicilio fanno fronte circa 750 medici palliativisti, quando ne servirebbero 1.600 con un deficit di oltre il 50% rispetto alle necessità) , e circa 1.500 infermieri (contro un bisogno stimato di 4.550 e una carenza, dunque, di 3.050 unità, pari al 66%).
Il Documento di raccomandazioni
Sono alcuni dati emersi da un Documento di raccomandazioni, pubblicato dalla Società Italiana di Cure Palliative (SICP), che propone uno standard di personale medico e infermieristico per i servizi specialistici di cure palliative che operano nelle Reti Locali di Cure Palliative per gli adulti del nostro Paese.
Il Documento è il frutto di oltre un anno di rigoroso lavoro di analisi della letteratura scientifica e delle buone pratiche italiane e internazionali e di confronto fra operatori con competenze ed esperienze specifiche e consolidate in questo tipo di cure, in assenza al momento di specifiche indicazioni da parte delle Istituzioni nazionali. Il tutto, in un contesto di molteplici interventi legislativi, che vedono la copertura del bisogno di cure palliative tra gli obiettivi della Mission n.6.1 del PNRR.
Dal confronto di quanto proposto nel Documento di raccomandazioni con quanto emerso da una ricerca effettuata da SICP su mandato della sezione O del CTS del Ministero della Salute sono emersi i numeri sopra riportati.
La situazione degli hospice
Rispetto all’assistenza domiciliare, la situazione degli hospice appare meno critica; secondo le stime della SICP, oggi negli hospice lavorano circa 500 medici palliativisti e oltre 2.100 infermieri per 3.199 posti, uno standard discretamente in linea con quanto previsto dal DM 43 del 2007, che tuttavia era riferito al solo bisogno di cure palliative nei pazienti oncologici, ma insufficiente rispetto ai nuovi obiettivi fissati dal DM 77/22 secondo i quali mancherebbero oltre 100 medici palliativisti e oltre 600 infermieri, pur in presenza di una grande variabilità di dati nelle diverse Regioni.
Il quadro di carenza complessiva era stata già resa evidente dalla Survey SICP-ALTEMS rivolta a medici e infermieri attivi nelle Reti di cure palliative e dalla ricognizione di AGENAS sullo stato di attuazione della Legge 38/2010. I dati contenuti nella Survey SICP-ALTEMS hanno rilevato, fra l’altro, come più di 600 medici palliativisti in attività hanno oltre 56 anni di età, con una previsione di pensionamento nei prossimi 10 anni.
Obiettivo: programmazione sanitaria efficace
Commenta Gino Gobber, presidente di SICP: «I dati della nostra analisi, mettendo a confronto la realtà odierna delle cure palliative e uno scenario futuro di copertura del bisogno, aprono alla possibilità di una efficace programmazione sanitaria, tenuto conto anche degli sviluppi normativi che riguardano le Cure Palliative promulgati nel periodo post Covid.
«Viviamo un momento che può essere definito a ragione come un’occasione unica per il SSN. La Legge 106 del 2021 chiede alle Regioni di completare l’articolazione delle Reti di cure palliative entro il 2025, il DM 77/22 definisce il ruolo di tali Reti nel panorama ampio di una sanità territoriale profondamente rinnovata, la Legge 197/2022 fissa l’obiettivo della presa in carico del 90% del bisogno di cure palliative da raggiungere entro il 2028. Tutto questo si colloca nel perimetro ampio del PNRR con l’impegno del miglior uso delle risorse rese disponibili. Ci auguriamo che il documento di sintesi con le nostre Raccomandazioni sia recepito dal legislatore e dai decisori, a livello centrale e sul territorio. La scelta di presentare di questi dati nel contesto accademico dell’Università Statale di Milano sottolinea la sinergia avviata da tempo con il mondo accademico».